Mauro Bianchini

CLAUDIO BORGHI, OPERE RECENTI da Lombardia oggi, Varese 13 maggio 1994

 

Presentata presso la sala Sanvito della Cassa Rurale ed Artigiana di Barlassina la mostra di scuture e opere  su carta  degli ultimi tre anni di lavoro di Cludio Borghi, viene ora ripetuta alla Galleria delle Ore e resterà visibile al pubblico fino al 7 aprile. Intrise di unaplasticità aspra e di un senso terreno che ci rifiuta le regole della staticità, le sculture di Borghi paiono essere il frutto di un'operazione maieutica, entro la quale l'artista ha profuso energia plasmante, tanto da leggervi, grazie ad una stilizzazione estremamente sintetica un discorso di antipodi. "Pioggia" è un misto tra poetica lieve ed elegante imcombenza dell'evento cupo o minaccioso in un alternarsi di accadimenti che tendono alla circolarità dell'enunciazione di base.  Sempre per ribadire la tesi degli estremi, nelle sculture di Borghi vi è un che di primordiale, di un mondo ancora da venire e nello stesso tempo si legge, la risultante estrema di un atto portato all'eccesso. L'atto più o meno esplicito è quello del gesto che torna su sè stesso; la materia si decompone per ritornalre nel luogo d'origine e una volta ricoperta una nuova forma riprende il viaggiomverso ciò che era stata. A motivare le tavole con disegni in grafite e pastello, inchiostro, grafite tempera e cera, vi sono alcuni scritti che vanno da Rilke a Savinio, da Antonia Pozzi alla struggente "Paesaggio VIII" di Pavese.

Attraverso un segno informale, Borghi usa le sagome degli alberi per compiere un percorso di segni e forme, in un tracciato quasi cinetico tento da partire da una forma positiva per giungere sempre con il medesimo soggetto ad una raffigurazione negativa.

Nella sequenza dei paesaggi, appare ancora più evidente come l'intento di Borghi sia quello di narrare di quelcosa di visto, ma attraverso forme conosciute, tracciare con segni che denotano una personalità artistica inquieta ed in costante ricerca,stazi e aree che si tramutano in forme susseguenti equilibrate ed articolate in modo da fare presagire un'entità che tende alla materia, forse propositi o sculture in embrione.

Sagome umane colte in una intimità protetta da forme segniche sempre più intense e delimitanti si pongono quale equilibrio di luce fra l'intensità dei segni, usati con funzione di risalto, ma anche di breve didascalia, di indicazione letteraria atta a liberare il visitatore da ogni facile esotismo.

Borghi vive sugli eventi che lo circondano ma al momento stesso in cui li rappresenta, si libera dal contesto conosciuto per valorizzartne l'essenza con piccoli paradigmi che liberano i corpi in questione da tensioni che altrimenti parrebbero innaturali. Ma l'espressività più interessante si rivela in Borghi con quella che potremmo definire la serie delle macchie nere. Come un rovello, come un blocco psicologico-artistico l'artista ci pone di fronte alla profondità del suo mondo, intense e senza retorica, le macchie sono un blocco, ma anche l'enigma, il luogo entro in quale dobbiamo scendere per progredire, per andare oltre.

Sono quelle impronte nere un segno stigmatico, ostinato e duro nel suo riproporsi, ma sono anche quello che i visitatori sono sguardi che non sanno andare oltre, quindi l'arte di Borghi non è univoca bensì atta a coinvolgere anche lo spettatore in problematiche che hanno tendenze evolutive.

Usate come moduli espressivi, le macchie ribadiscono il senso di continuità circolare dell'arte di Borghi; il nero è impronta, il segno finale, è non colore, ma è anche luogo d'inizio, origine, l'attimo prima dell'evoluzione.

E' in questa capacità rappresentativa profonda si può sintetizzare l'opera di Borghi, ma anche nella capacità di rinnovarsi nel momento in cui l'evento ciclico, quasi come una trappola l'assunto di sè stesso.

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IN ASCOLTO DI CLAUDIO BORGHI Apparso su LOMBARDIA OGGI, Varese, 29 ottobre 2006

 

Nelle sculture di Claudio Borghi si legge la nobilitazione di quei segni minimi e naturali, compiuti dai semplici mortali in momenti di noia o rilassatezza su casuali foglietti. Il compito dell’artista è di cogliere questi stati di sopra-pensiero (soprattutto propri) e renderli opere d’arte. Le composizioni di Borghi racchiudono mistero e armo unicità: le si potrebbe immaginare in libero vagare in una odissea nello spazio. Un richiamo di marca cinematografica, certo, come lo è la sua “prova d’orchestra”,  di chiara assonanza felliniana. Nella doratura di alcune opere, Claudio Borghi pare intenda caratterizzarne l’aspetto sacrale.